OSTINATO
Baldaccini, questione di affinità
di Mario Gamba per il manifesto – Alias, 15 febbraio 2020

Da un gruppo di compositori toscani novecenteschi che rivelano una sorprendente attualità (v.«Alias» del 15 giugno 2019) alla attualità di Giacinto Scelsi e di certi francesi del primo Novecento. Il progetto musicologico della pianista Ilaria Baldaccini si allarga. Una sfida non da poco. Perché è vero che Gaetano Giani Luporini, Giuseppe Bonamici e Pier Luigi Zangelmi, i toscani in questione, sono stati rimossi dalle cronache musicali interessate alle vicende delle avanguardie e neoavanguardie per via di un’apparente «moderazione» del loro idioma sonoro che invece suona oggi avanzato. Ma è anche vero che metterli in stretta relazione con un autore «estremo» come Scelsi, almeno lo Scelsi delle opere tarde, il più riconosciuto, è un atto di audacia notevole. Forse un azzardo. E ancora di più aggiungere al filo rosso che collegherebbe i primi due poli musicali un altro polo che sarebbe quello di autori come Satie e Debussy. Ma Baldaccini non trema. Non si tira indietro. Ospite di Casa Scelsi per una di quelle serate innovative e rituali che si svolgono nell’appartamento – archivio – sacrario di via San Teodoro, illustra il suo disegno prima con le parole poi con il suo sapere interpretativo al pianoforte (lo strumento è il vecchio glorioso non funzionantissimo ma inamovibile su cui improvvisava il Grande Defunto). «Il fattore che spiega l’affinità su cui sto lavorando è l’approccio metafisico alla musica», dice Baldaccini. «Compositori come Giani Luporini, Bonamici, Zangelmi e un compositore (eretico, ndr) come Scelsi pensano che l’artista sia uno che dialoga col cosmo». C’è poi secondo questa ardimentosa concertista il fattore dell’«interiorità», non tanto da intendere come intimismo quanto come lo slancio di «cogliere un lembo del cosmo» a partire dal proprio io segreto. E poi c’è il fattore della «ritualità», ben noto in Scelsi (anche se evidenziato in maniera esagerata nella corrente letteratura musicologica, ndr) e attribuibile al Satie di fine Ottocento, quello che aderì insieme a Debussy all’Ordine della Rosa Croce estetica. Il filo rosso che Baldaccini ha in testa lo illustra benissimo alla tastiera. Suonando con una tranquilla incisività più terrena che cosmica il meraviglioso «Preludio n. 2» di Scelsi, non ancora sperimentatore sull’«unico suono», amante del Bartók espressionista e della Vienna schönberghiana ma singolare, solitario inventore di musiche. E di seguito «Nove Mantram» di Giani Luporini, «Tre movimenti» e «Quando il vento racconta sulle antiche pietre» di Bonamici, «Blu4» di Zangelmi e, infine, «Gnossienne n. 1» di Satie. C’è affinità? Sembra di sì. Bell’argomento di studio.